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22 gennaio 1993
Continua la nostra sofferenza per la scomparsa del
nostro piccolo caro amico. Armida, nonostante avesse
assunto una doppia dose di tranquillante, ha dormito
poco, ed io ero già sveglio prima delle sei, pur essendomi
addormentato molto tardi.
La mattina ho atteso alle occupazioni consuete e alla
lettura e audizione del Paradiso dantesco, ma poi
nell’ora da qualche tempo riservata alla passeggiata
(11-12) sono fuggito a Sambenedetto insieme con Armida
che non può sopportare la vista dell’angolo del
corridoio, prospiciente la cucina, dove dormiva Black
nella sua cuccia, e ora c’è un gran vuoto.
23 gennaio 1993
Sono sceso stamani nel mio laboratorio per fare alcuni
lavoretti. Anche lì ho ripensato al povero amico
scomparso. Ultimamente, perso l’orientamento, era
finito nel cunicolo della cantina e non sapeva uscirne.
Alle undici con Armida ho raggiunto il nostro “rusculum”
per riordinare il soggiorno in vista di una cena
dei nostri figli con gli amici. Sulla tomba di Black, che
è per ora solo un tumulo di pietre, ho sparso i petali
di una rosa superstite. Ad Armida veniva da piangere:
ha sempre assurdi rimorsi.
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