“Ruri vivo et regno” (in campagna sono re e papa)
direbbe con me, se potesse, Black, o reciterebbe il
verso virgiliano (Georg.-II-458):
“O fortunatos nimium, sua si bona norint agricolas!”
(O fortunati i contadini se conoscessero i loro beni!).
Da ieri abbiamo deciso di risiedere “ruri” per alcuni
giorni. Stanotte abbiamo dormito abbastanza bene.
Il silenzio, la solitudine e l’oscurità hanno fatto tacere
l’animosità dei nostri figli che si sono addormentati
pacificati. Ma Black, impaurito dal cambiamento,
ci ha svegliati nel cuore della notte emettendo sottili
guaiti, come un pianto, e raspando alla porta della nostra
camera. Armida si è dovuta alzare a consolarlo
tenendolo fra le braccia fino al sorgere del sole:
spettacolo stupendo che ha fugato le sue paure. Io
ho fatto mille cose utili, non fermandomi mai e tuttavia
tenendo d’occhio, ogni tanto, Black che si sente in
paradiso e corre sempre, azzanna tutto e poi stremato
si posa accanto alla padrona sul dondolo, e dorme
beato, incurante dei pollastrelli che gli gironzolano
intorno.
10 settembre
Stiamo recintando la nostra campagna con rete metallica
fissata su pali di legno. Mi aiutano moglie e
figlioli in questa fatica immane, fatta per salvaguardare
il nostro cagnolino: perché non si smarrisca e
soprattutto perché non cada nelle grinfie dei feroci
mastini dei coloni vicini. Black ci è sempre tra i piedi
scodinzolando felice… come per ripagarci.