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Cupra com'era ...
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Angelo Doneda
... (Le parole) ...       [archeologia]
Veniamo ai ricordi legati all’archeologia.

Fin da subito ci siamo resi conto che Cupra aveva un passato più che degno di attenzione.

Andando per campi, là dove oggi si sviluppa il quartiere Europa, non era difficile immaginare una Cupra che affondava le sue origini in un passato ben lontano. Dal racconto delle persone eravamo stati edotti che all’inizio del ‘900 si erano svolte campagne di scavi da parte archeologi tedeschi (?), che avevano portato alla luce reperti non solo della civiltà Picena, ma anche anteriori risalenti fino all’età della pietra. Questi, a loro detta, si erano portati via un intero treno carico dei reperti ricuperati nei loro scavi sulle colline prospettanti sulla Menocchia e sul S. Egidio. Fermandomi alle memorie personali, farò cenno a una casa colonica: i tre gradini che portavano alla soglia erano pezzi di architrave di un tempio. Di fianco alla casa due grossi rocchi di colonna dicevano, con i pezzi di architrave, di appartenere a un tempio di rilevante consistenza. Una delle persone in compagnia delle quali mi trovavo, asseriva che in casa l’acquaio mostrava di essere ricavato da un sarcofago. Mentre per quest’ultimo non posso andare oltre il “si dice”, per i primi confesso di esserne rimasto affascinato: la casa che non ho più ritrovato (demolita?) aveva affiancata una piccola torre quattrocentesca.

Sempre nei campi di quello che adesso è il quartiere Europa, con Mario Bucci e altri amici abbiamo potuto ammirare un pozzo appena riapparso per un cedimento del terreno, le cui pareti erano fatte da anfore con la bocca verso l’interno del pozzo: dovevano avere il fondo spezzato per permettere la raccolta dell’acqua con il drenaggio del terreno. Il contadino che, in via eccezionale, per rispetto verso Mario, ci aveva permesso di vederlo, negava di aver trovato qualcosa sul suo fondo, ma a una nostra domanda che accennava a un possibile ritrovamento di qualche moneta, un bimbo sentì il bisogno di dire (voce dell’innocenza) che le monete erano brutte: “sembravano fatte con il martello”. Ricordo poi che verso le mura di Mignì, i campi erano pieni di cocci di anfore (resti di un magazzino di olio?). In un angolo del terreno vicino a una casa contadina, ve ne era un mucchio di vari metri cubi. Dopo qualche anno, ritornato sul posto, ebbi modo di osservare che quel cumulo era scomparso. Lì ormai c’era una bella spianata in cemento con la funzione di aia.

Un giorno Mario Bucci ci confidò di aver visitato nell’abitato di Cupra un luogo (che non ci ha precisato) dove erano in corso dei lavori edili. I proprietari della casa interessata da tali lavori lo avevano chiamato perché avevano scoperto i resti di una fornace di epoca romana(?). Senza dirci dove questa si trovasse, ci mostrò alcuni frammenti di vasi. Uno era marcato “cum planta pedis”; altri, di spessore molto ridotto e lucidi, erano di pasta nera molto simile a quella dei buccheri .

Infine, devo un accenno a una casa o villa coperta da una frana dei “Pignotti” situata più o meno nella zona dove ora inizia la passeggiata archeologica.

Il contadino proprietario della vigna, scalzando il pendio per ingrandire la zona coltivata, aveva ricuperato la traccia di un pavimento in mosaico di cui si vedeva il profilo di tessere bianche e nere. Nella vigna poi erano visibili le tracce di alcuni locali della casa; inoltre, il terreno era disseminato di frustoli di intonaco dipinto. Una delle ragazze della compagnia ebbe la fortuna di trovare un punteruolo d’avorio, simile a quelli che venivano usati dalle nonne della mia infanzia per certi ricami che richiedono di spaziare i fili del tessuto. Un altro di noi visitatori ebbe a recuperare un frammento di intonaco sul quale sembrava di vedere i resti del dipinto di un amorino. Trovammo anche frammenti di vasetti e fiale di vetro.

La casa era stata sepolta ancora vissuta? Non lo sapremo mai più. Lì, grosso modo, passa come ho già ricordato la “Passeggiata Archeologica”.



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