Angelo Doneda
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... (Le parole) ... [Ernesto Di Fiore]
Un suo scherzo (la memoria fa brutti scherzi) mi stava impedendo di
accennare al bottaio, Ernesto Di Fiore, che fabbricava botti in cemento
armato. Piccolo, simpatico nella sua arguta, vivace parlata straniera
(non era di Cupra), amava molto il suo lavoro e … il cemento, oltre al
peperoncino rosso. Che amasse il cemento è testimoniato dalla grotta
della Madonna e dalle altre sue “sculture” in bella vista davanti alla
casa che si è costruita lungo la Nazionale. Che amasse il peperoncino
piccante, me lo assicuravano i suoi compagni di gita o di pellegrinaggio.
Se pranzavano al sacco, lui, con una dovizia più che rispettabile,
insaporiva tutto con un peperoncino che immancabilmente si portava
in tasca. Infine, che amasse il suo lavoro lo testimoniavano invece la
sua alacrità e la fierezza con la quale esibiva i frutti della sua abilità
specialistica, sistemati sul pendio del Fosso. Abilità che, se non ricordo
male, custodiva gelosamente, non dando troppe spiegazioni sul modo
di fabbricare le sue botti. Io osavo guardarlo divertito e curioso mentre
trafficava nella pancia delle botti più grosse, intento a tessere con il
filo d ferro la ragnatela dell’armatura delle pareti, da inglobare poi nel
cemento.
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