Angelo Doneda
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... (Le parole) ... [la marina]
Ritorniamo alla marina. Per avere un posto sulla spiaggia ove riporre le
nostre attrezzature, mio padre ebbe da penare un poco. Si voleva disporre
di un capanno, ma non fu facile trovarne uno. Dapprima, nessuno
sapeva come ricuperarlo. Poi qualcuno si ricordò che prima della
guerra un falegname ne aveva almeno uno. In effetti, era vero. Potevamo
dunque affittarlo. Un passo importante tuttavia doveva ancora
essere fatto. Era necessario avere in concessione un pezzo di spiaggia
sul quale montarlo. Come se avesse voluto impiantare uno stabilimento
balneare, mio padre dovette espletare la relativa pratica presso la
Capitaneria di Porto a S. Benedetto. Acquisitala , per fortuna senza difficoltà
e particolari spese, fu finalmente possibile farcelo montare fra il
capanno di Domenico Murri e quello di Nico Ciccarelli, ma abbastanza
lontano da entrambi. Infatti, ricordo che oltre a questi, non vi erano
che due o tre altri capanni fra la Sirenella e il pezzo di spiaggia dedicato
alle vongolare che, se non erro, si trovava all’altezza del vecchio
campo di calcio.
Il capanno di Murri aveva una particolarità: era senza tetto. Lui, infatti,
lo usava soprattutto per ricoverarvi i remi del pattino con il quale si recava
a curare le nasse delle seppie. Sul tratto di spiaggia dopo la Sirenella
verso Grottammare, ricordo i teli delle lenzuola, ancora tessuti a
mano, stesi al sole a imbiancare, dopo essere stati intinti in mare. Ricordo
anche le donne che provvedevano alla bisogna. Qualcuna, fra le
risa gioiose delle altre, si cimentava quando reputava di non essere osservata
da occhi indiscreti, a fare il bagno senza il costume usato dalle
villeggianti ma coperta da qualche altro indumento casalingo. C’era,
fra i giovani del luogo, chi insinuava che fosse una giacca vecchia del
marito o del babbo, ma io non posso negarlo o confermarlo perché allora
si usava non mettere in imbarazzo tali bagnanti. Se si passeggiava
sulla riva verso la Frana e si vedeva la scena, si era soliti rinunciare a
proseguire e si faceva ritorno sui nostri passi.
Seduti al sole o sotto l’ombrellone faticosamente infilato fra i sassi, si
poteva ammirare il mare aperto e non le scogliere artificiali di oggi.
Così, si poteva seguire il lavoro dei vongolari che senza sosta raschiavano
il fondo del mare con i loro attrezzi mentre più al largo si vedevano
le lancette dedite alla pesca e i dragamine intenti alla bonifica
dell’Adriatico da quegli ordigni che lo infestavano.
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