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Storia di Cupra Marittima
STORIA DI CUPRA MARITTIMA
A coloro che amano Cupra, curiosi e orgogliosi del suo passato,
dedichiamo una "Storia di Cupra" a puntate.
(a cura dell'ArcheoClub)
Mensile "Cupra e la Val Menocchia" Anno V - n°5 - Maggio 1988     Download (.pdf)
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La nuova Cupra

RICORDI DI GUERRA
Da "Il regime sui muri" di Sebastiano Veroli, catalogo della "Mostra di Manifesti fascisti dal 1921 al 1944" a cura dell'Istituto Provinciale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche, Macerata 1987, apprendiamo: "Ai reduci ed agli ex combattenti, frustrati nelle loro aspirazioni, e additati dalla pubblica opinione come i responsabili della difficile situazione lasciata dalla guerra; ai ceti medi colpiti dall'inflazione e timorosi -insieme alla grande borghesia padronale - del "pericolo rosso"; alla classe operaia che aveva visto eroso il proprio potere d'acquisto e la cui forza organizzata si era andata via via espandendo: a tutti questi soggetti, in primis, anche se non nello stesso modo (a parte i programmi scritti ed i proclami sul proletariato, la violenza squadrista si indirizza subito contro le masse lavoratrici), il fascismo poteva rivolgersi, presentandosi come la forza in grado di restituire ordine al paese. Al riguardo alcuni dati possono essere esemplificativi. Si calcola che fra il 7 marzo e il 22 novembre 1919 vennero congedati quattro milioni di combattenti, da affiancare a più di un milione di mutilati ed invalidi: un enorme numero di persone che incontrava difficoltà insormontabili per reinserirsi nella vita sociale. Le agitazioni sociali nel 1919 furono oltre 1860 (immediatamente prima della guerra, nel 1914, erano state 781) con la partecipazione di circa un milione e mezzo di lavoratori, nel 1920 superarono le duemila, col concorso di oltre 1.900.000 lavoratori. Il Parato Socialista, fra il 1915 ed il 1919 quintuplica gli iscritti (da 50.000 a 250.000 circa). L'opinione pubblica moderata si allarma. L'allarme diventa paura dopo l'occupazione delle fabbriche nel triangolo industriale del Nord e delle terre in zone del centro sud, dove era dominante la proprietà terriera latifondista, (mezzo milione di contadini parteciparono alle agitazione sociali nel 1919, e oltre un milione nel 1920). La paura aumenta una volta costatata la debolezza governativa. In questo quadro il linguaggio del nascente fascismo viene mutuato, nei suoi termini, dal nazionalismo e dal futurismo non meno che dal Risorgimento e dal sindacalismo rivoluzionario, poiché ci si vuole riferire a ceti sociali precisi, adoperando un frasario già esistente, salvo poi comporlo in un impianto ideologico linguistico assai diverso, ma mutandone completamente il significalo. Sembra così che il fascismo si ponga l'obiettivo di coagulare la disgregazione sociale, stabilendo dei principi ideali, che trascendono la realtà, atti a cancellare contrasti, varietà, differenze. Il primo anello di coagulazione e dato proprio dall' uso strumentale della guerra del 1915-1918, sfruttata non solo per recuperare ed esaltare al massimo il concetto di Patria, ma anche per presentare il fascismo come salvatore della stessa. Il fascismo viene presentato come una continuazione del conflitto: si stabiliscono così le equazioni guerra = rivoluzione, soldato = squadrista, arma = fede. La Vittoria di Vittorio Veneto, che era stata incatenata da vili e barattieri, non e altro che un passo dello stesso tragitto- poi ripreso dal fascismo- che l'Italia deve percorrere per riappropiarsi della sua antica grandezza. La congiunzione tra reduci, ex combattenti e fascismo e cosa fatta (da notare che il XXVIII ottobre - Marcia su Roma - e il IV novembre- vittoria di Vittorio Veneto -sono date che compaiono spesso insieme su manifesti, e costituiscono un'unica ricorrenza da celebrare).
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