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Storia di Cupra Marittima
STORIA DI CUPRA MARITTIMA
A coloro che amano Cupra, curiosi e orgogliosi del suo passato,
dedichiamo una "Storia di Cupra" a puntate.
(a cura dell'ArcheoClub)
Mensile "Cupra e la Val Menocchia" Anno II - n°10 - Ottobre 1985     Download (.pdf)    
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Da Marano a Cupra Marittima
Fin dal 1847, nella seduta consigliare del 21 aprile, si era già discussa "l'impresa di abbandonare il nostro paese e costruirlo altrove, precisamente alla spiaggia marittima".
Veramente un'impresa. Si dividevano i Cuprensi in due opposti partiti: i Montisti che tenevano per il vecchio castello sul colle da restaurare; i Marinisti che si aprivano a nuovi orizzonti sulla pianura marittima.
Nella visita di Pio IX nel 1859 si erano prospettati i motivi di scendere in pianura ed un abbozzo di piano regolatore. Le nuove case sulla pianura andavano aumentando. Nel 1861 i Cuprensi avevano impegnato il deputato Giovanni Battista Gigliucci, perché nella costruzione della ferrovia il Ministero dei Lavori Pubblici prevedesse anche una stazione a Cupra Marittima.
Il 9.XI.1862, invece dei nomi Castellani, Marano e S. Andrea, torna in uso ufficiale con decreto di Vittorio Emanuele II l'antico nome di Cupra Marittima. Nello stesso anno 1862 si era provveduto alla illuminazione notturna del nuovo Borgo Marina: sui fanali, lucignoli di fustagno venivano alimentati con olio d'olivo: l'incaricato non doveva accenderli nelle notti di luna e nel periodo estivo: si trattava solo di una strada, detta via S. Agostino, dal giardino Porti fino alla farmacia Marchetti. Questi avvenimenti davano sostegno al partito marinista: i Montisti contrari alla pianura si sono rivalsi nel 1865 per una disastrosa alluvione. Così leggiamo in una relazione del tempo: "1865, 31 agosto. In questo anno il mese di agosto fu fatalissimo per gli eccessivi caldi e per i venti continui di levante e di libeccio. Questo mese, nell'ultimo giorno, volle compiere la sua malignità verso gli uomini, perocché circa le sei del pomeriggio venne tanta grandine da far rimanere gramo anche di foglie il territorio di Cupra Marittima e di Massignano, facendo sparire la molta e bellissima uva, di cui andavano adorni i nostri campi. E venne dal cielo tanta acqua che ruppe due ponti della via del Ferro e distrusse per intero il bel giardino, vicino al mare, del cavalier Vinci. Nel frangente del turbine si trovò a passare per il giardino in discorso, ossia nel fosso Massignano, il treno chiamato Diretto, ossia la Celere. La quale passando sul ponte sprofondò, traendo seco tutto il convoglio con molta perdita di individui. Il che quanto spavento recasse, ognuno se lo può immaginare. Gli individui, che furono salvi, andarono debitori della vita all'ardimento del giardiniere del Vinci, Serafino Lisciani, il quale si gettò eziandio a nuoto nel mare a ricuperare individui. I pochi salvati vennero a passare la notte a Cupra Marittima".
La vittoria ad ogni modo arrideva ai Marinisti. "Non è una spiaggia aggiunta comunque ad un paese; è un paese che beve dal mare, da tutte le sue vene; e dall'alto della collina, dov'è il castello merlato e le sue storiche chiese e le vecchie case degli avi, inghirlandate, assediate di pini e di agavi fiorite, il mare lo beve intero". (Giovanni Bucci).
"In questa piccola spiaggia sembra calati quasi in un'aria di fine Ottocento. Seduto ad una panchina accanto ad uno dei tanti oleandri, che fanno quasi da siepe tra la passeggiata e il mare, il dolce ozio serale di Cupra te lo puoi godere, come una volta in una ritrovata pace di tanti anni fa" (Giovanni Titta Rosa, da "il Resto del Carlino").
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