|
5 giugno 1992
Black è stanco e malato da morire. Il povero amico
mio è sempre più malandato: non riesce più a frenarsi
quando scende le scale di casa; spesso divarica
le zampette come se non riuscisse a reggere il peso
del corpo pur macilento; non sente più, non vede più
bene con le sue pupille fatte più azzurre e opache
dalla cataratta e, quel che è peggio, non ritiene né
piscia né cacca, per cui devo correre, quando lo porto
fuori, verso il primo cespuglio con la paura di essere
multato. Oggi poi mi è pervenuta la cartella comunale
delle tasse che registra un notevole aumento per i
cani. Qualcuno meno sensibile di noi direbbe che siamo
fessi a tenerlo ancora così mal ridotto e a non
farlo fuori ricorrendo magari all’eutanasia. E invece
io mi preoccupo che possa morire quando fra non molto
sarò fuori sede per presiedere i prossimi esami di
maturità, e che non mi sia concesso di dargli l’estremo
vale e degna sepoltura.
|