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6 gennaio
Mattinata in campagna a piantare talee di rose e rosmarino
lungo la rete di recinzione e ad ultimare le
operazioni di svinamento. Black mi ha seguito festante
ed è stato ubbidiente ai miei cenni anche quando
si è trattato di tornare a casa. Non credevo che mi
potessi affezionare tanto a una bestiola!
15 gennaio
Pomeriggio in campagna col fedele amico. Ho zappato
alacremente e ho rinforzato i sostegni delle piantine
da frutto. Black mi ha combinato un brutto scherzo:
è tornato dalle sue scorribande tutto smerdato; mentre
io, a prima vista, lo avevo creduto solo sporco di
fango. È stato necessario un bagno lungo e accurato
perché era puzzolente come lo sventurato Andreuccio
da Perugia di boccacciana memoria. Al ritorno a
casa le donne per fortuna non si sono accorte di nulla.
16 gennaio
Dopo pranzo ho accompagnato Black nel nostro ‘regno’:
quando vede splendere il sole, così raro in questa
stagione, freme e non sta più nella pelle, come
me del resto. Ho zappato le viti e le ho concimate,
sotto un sole meraviglioso anche se l’aria era fredda.
I libri, che avevo portato con me, sono rimasti chiusi
nella borsa: il mio sogno di tradurre, da competente,
le Georgiche virgiliane, si allontana sempre di più; per
ora il bidente è più importante della penna e, giustamente,
vado ripetendo il bell’esametro di Tibullo
(eleg. I -1-29) : “Nec tamen interdum pudeat tenuisse
bidentem“ (Né tuttavia mi vergogni di tenere ogni
tanto il bidente).
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